I cellulari sono diventati uno strumento di comunicazione indispensabile, da utilizzare in caso di emergenza, per contattare a famiglia, per contattare gli amici e avere internet e qualsiasi tipo di social network sempre a portata di mano.

Che cosa succede, però, se la tecnologia crea quasi assuefazione, costringendoci a rimanere incollati ad uno schermo e impedendo, soprattutto ai più giovani, di svolgere qualsiasi attività quotidiana, come, per esempio, i compiti o ascoltare la lezione del giorno?
A mali estremi, estremi rimedi. Ed è così che Jean-Michel Blanquer, ministro dell’educazione francese, ha annunciato che a partire dall’autunno 2018 sarà proibito utilizzare il cellulare a scuola.
Il ministro ha fatto notare il rovescio della medaglia: negli ultimi anni proprio gli stessi smartphone, tanto utili in alcune occasioni, hanno invaso le aule, disturbando, distraendo gli alunni e dunque compromettendo il normale svolgimento delle lezioni. Il divieto di usare lo smartphone durante qualsiasi attività didattica è già previsto dalla legge francese. Ma come far rispettare la norma, soprattutto quando si tratta di ragazzi già grandi che frequentano le scuole secondarie, come spiega il segretario generale del Sindacato nazionale degli insegnanti.
Per il ministro «non è salutare per i più piccoli passare tanto tempo davanti allo schermo». Il divieto, però, non impedisce di tenere i cellulari in appositi armadi e utilizzarli solo in caso di reale necessità.
Una legge che sembra essere un incredibile “ritorno al passato”, con il fine ultimo di incoraggiare la concentrazione e un ambiente favorevole all’apprendimento teso, a sua volta, a migliorare anche la salute degli stessi alunni. Dura lex, sed lex.
Guardando al nostro Bel Paese, l’Italia, bisogna fare un passo indietro: la circolare Fioroni del 2007 vietava l’uso del cellulare in classe. Ma la ministra Valeria Fedeli ha ritenuto il divieto «troppo drastico» e poco risolutivo, e insieme ad alcuni esperti entro la fine di gennaio stenderà delle linee guida a tal proposito.