E’ l’allarme lanciato dagli esperti: oggi i giovanissimi nati tra il 1995 e il 2012 socializzano quasi esclusivamente attraverso gli smartphone, si sentono smarriti, privi di riferimenti e certezze, sono tolleranti, narcisisti, ansiosi e diffidenti, tendenzialmente infelici e depressi, raramente vivono esperienze confrontandosi con se stessi, rifiutano le diseguaglianze e soprattutto diventano adulti senza fretta.

 

Per loro l’indipendenza non è una priorità, non si preoccupano di raggiungerla il prima possibile, così come l’indipendenza economica.
Possiamo paragonare un diciottenne di oggi ad un quindicenne di qualche anno fa, sostiene la Professoressa Twenge, docente di psicologia presso la San Diego State University, che da un quarto di secolo studia l’evoluzione dei teenager. «Questa è la prima generazione che trascorre l’intera adolescenza con lo smartphone. Una situazione che produce effetti a catena sul benessere dei ragazzi, sulle loro interazioni sociali e sul loro modo di pensare» la professoressa ha un approccio moto critico relativamente all’uso dilagante dei telefonini che in pochi anni ha cambiato la psicologia degli adolescenti, al punto da affermare che <<i giovani della “iGen” sono sull’orlo della più grave crisi della salute mentale degli ultimi decenni. Le ragioni sono custodite nei loro smartphone>>.
Ciò che preoccupa maggiormente è il mancato coinvolgimento nelle relazioni interpersonali, l’innamoramento e l’affettività appaiono più rallentati, cresce invece l’idea del suicidio e la vittimizzazione da bullismo.    
Quando pensiamo ad un adolescente e al legame, oserei dire ossessivo, con il suo smartphone dovremmo interrogarci non solo sul nostro ruolo di genitori, ma anche di uomini e donne adulti, perché molto probabilmente l’importanza che i nostri figli danno alla loro vita online, può essere il riflesso della pervasività che questo mezzo occupa nel nostro quotidiano.
In rete tutti chiacchierano e moltissimi insultano, ciò che manca davvero è l’ascolto, i ragazzi affidano tutto il loro vissuto e le proprie emozioni al pubblico della rete, aspettandosi delle risposte ai propri dubbi e alle proprie fragilità, ma in questa ricerca di confronto e supporto, si scontrano invece con spirali di odio incontrollato e troppo spesso immotivato.
C’è molta attenzione oggi al tema dell’odio in rete perché il fenomeno è dilagante ed è pericolosissimo per gli effetti che sortisce, anche su un pubblico adulto.
In questi mesi abbiamo assistito a vari episodi che vedono protagonisti personaggi più o meno famosi, vittime di questo gioco al massacro; la risposta è come sempre nel denunciare creando una rete di solidarietà e supporto affinchè l’anonimato di chi compie queste gravi azioni sia sempre più difficile da mantenere. 

Simona Durante
Coordinatrice Osservatorio Multimedialità e Minori
FE.I.C.O.M.