Il Garante della privacy, Antonello Soro, in una recente intervista rilasciata a La Stampa si è mostrato preoccupato per le sempre più frequenti intrusioni informatiche nelle pubbliche amministrazioni a causa della recente ondata di attacchi: “Prima di tutto è bene capire cosa ci sia dietro un simile accanimento. Può trattarsi di rivendicazioni critiche nei confronti del governo, di motivazioni etiche nel voler imporre un cambio di marcia alle pubbliche amministrazioni nella protezione dei propri sistemi, oppure di una cortina fumogena che cela azioni ostili più mirate”.

Ha dichiarato inoltre che questi sono i canali attraverso i quali vengono sottratte informazioni strategiche e segreti industriali, che non possiamo più mancare di proteggere”.
Sono passati due anni dall’entrata in vigore del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr), pienamente effettivo dal 25 maggio di quest’anno, ma il problema più rilevante è che si sottovaluta il significato della protezione dei dati personali.
“I dati – continua – sono la proiezione informatica della nostra vita reale. Ogni violazione può avere conseguenze concrete: da una esposizione non desiderata della nostra persona fino alla salute se, per esempio, i dati manipolati sono quelli di una cartella sanitaria”.
È dunque complicato comprendere da chi ci si debba proteggere, per questo urge una strategia consolidata e non episodica: “meritoriamente l’Agenda Digitale sta digitalizzando molte funzioni. Attività che richiede una capacità concreta di proteggere i dati di cittadini e imprese”.
Purtroppo in questi anni il garante non ha notato una maggiore sensibilità istituzionale sul tema: “C’è ancora poca consapevolezza. Siamo riusciti a chiedere e ottenere maggiori investimenti sulle risorse umane a difesa del Paese, ma tutto è sempre concesso perché è il Garante a insistere”. Bisognerebbe investire nella formazione scolastica e garantire una maggiore capacità di presidiare le banche dati e le relazioni tra cittadino e Stato.

Fonte: Corriere Comunicazioni