L’Intelligenza artificiale è divenuta in breve tempo la nuova frontiera dell’Ict. Le enormi potenzialità di avere algoritmi in grado di prevedere il comportamento di alcuni fenomeni, classificare il comportamento o le informazioni di oggetti e persone in categorie predefinite o “autodefinite”, e agire di conseguenza rende l’intelligenza artificiale fondamentale per migliorare la vita di ognuno di noi.

Di solito si tende a creare un alone di mistero intorno a questa branca, a differenza dell’informatica “gestionale” dove è più semplice spiegare come ordinare dei record di dati o fare calcoli contabili. L’Intelligenza artificiale, infatti, apprende e poi applica ciò che ha appreso, ponendo la gran parte delle persone di fronte ad una macchina che appare assumere un comportamento “umanizzato”.
Questa umanizzazione della tecnologia tuttavia espone a molti rischi di errore. Sono noti i casi di algoritmi di Intelligenza artificiale che hanno dato luogo a risultati palesemente errati, ad esempio nel riconoscimento di potenziali criminali o comportamenti potenzialmente delinquenziali o a risultati pieni di pregiudizi tali da invalidarne l’applicazione. L’Intelligenza artificiale vive di dati e informazioni che vengono elaborate al fine di estrarne le regole. I dati di cui gli algoritmi si alimentano sono un campione della realtà, poiché è impossibile poter alimentare un algoritmo con tutti i dati corrispondenti al reale. Gli algoritmi così non hanno una immagine completa del fenomeno, ma ne possiedono solo una loro rappresentazione semplificata, ragione per cui può si può sbagliare.
L’intelligenza artificiale ha enormi potenzialità in moltissimi ambiti applicativi, determinando però talvolta dei rischi, ad esempio nella selezione del personale dove una serie di criteri danno luogo all’individuazione della figura “adatta”. In questo caso il sistema “intelligente” tende ad escludere soggetti anche potenzialmente più capaci che non rispondono ai canoni creati dalla statistica del personale assunto con buoni risultati. Una selezione che non premia i soggetti migliori, bensì quelli che sono più simili ai precedenti, mettendo potenzialmente a rischio la capacità dell’azienda di innovare.
L’enorme interesse verso l’Intelligenza atificiale non deve far dimenticare che ad essa non può e non si deve delegare la nostra vita. È urgente, dunque, promuovere un uso consapevole dei limiti e delle enormi potenzialità dell’Intelligenza artificiale, coinvolgere i decisori aziendali, della burocrazia e politici spiegando loro come governare i risultati. Tuttavia, l’intelligenza artificiale non potrà mai avere un sistema di valori etico, perciò l’uomo dovrà sempre meno lavorare acriticamente e sempre più dare un etica al lavoro e ai risultati della macchina. Sarà necessario investire nella formazione e sviluppare nella scuola e nella società capacità di giudizio, visione critica, responsabilità sociale.

Fonte: Corriere Comunicazioni