Il 5G, la banda ultralarga e la sfida del gigabit society sono stati i temi al centro della tavola rotonda “Le telco nell’era dell’ultrabroadband: che futuro?” di Telco per l’Italia, il summit delle Tlc di CorCom e Digital360 Group. Un confronto in cui le big telco, incoraggiate dalle domande del direttore di CorCom, Gildo Campesato, hanno messo in evidenza come le strategie del precedente governo abbiano dato un forte impulso al settore e come sia necessario fare squadra per portare il Paese nell’era 4.0.

“Le infrastrutture di telecomunicazioni in termini evolutivi, rappresentano un volano di crescita per nuovi modelli di business. L’Internet of Things, ad esempio, consentirà un’accelerazione digitale di tutti i settori industriali. Milano ne è già un’anticipazione dove grazie al 5G Vodafone sta sviluppando con 28 partner e 90 milioni di euro di investimenti, 41 scenari applicativi diversi.”- ha affermato Sabrina Casalta, direttore Strategy di Vodafone Italia
“Basta catastrofismi – ha continuato la manager – L’indice Desi lascia il tempo che trova, se ci si concentra sul gap infrastrutturale si focalizza solo l’attenzione su un aspetto e non su come sta evolvendo il mercato. Il problema è l’utilizzo dei servizi Internet per usufruire dei quali molte famiglie italiane nemmeno chiedono la rete fissa, ne vogliono una mobile affidabile e performante”.
La sfida della gigabit society arriva mentre Wind Tre sta mettendo a frutto gli effetti della fusione tra Wind e Tre. Come evidenziato da Stefano Takacs, direttore Network Engineering di Wind Tre, l’azienda ha messo in campo corposi investimenti per integrare e allo stesso tempo innovare la rete, destinando risorse all’implementazione del 4,5G anticipatore necessario alla svolta 5G. “Il nostro impegno sulla rete va di pari passo con gli investimenti nella piattaforma IT – ha detto Takacs – L’innovazione nel sistema ci consentirà di aumentare la qualità dei servizi digitali e di gestire i clienti anche in mobilità. Wind Tre si candida a diventare motore di sviluppo per le imprese italiane e catalizzatore di sinergie”.
Dell’importanza della fibra ha parlato anche Francesco Nonno, direttore regolamentazione di Open Fiber. “Siamo convinti – ha sottolineato Nonno – che l’Ftth sia la chiave di volta della gigabit society e il valore della nostra strategia è stato riconosciuto anche dall’Europa che, a più riprese, ha portato il nostro modello wholesale only come esempio da seguire in tutto il Continente. Forti di questo riconoscimento siamo impegnati a portare la fibra anche dove gli investimenti delle telco non erano arrivati, anche grazie a partnership strategiche con operatori di calibro”.
Lo scenario delle fibra sarà protagonista nei prossimi mesi di un cambiamento epocale legato allo scorporo della rete Tim. “Il progetto Netco – ha spiegato Mario Di Mauro, direttore Strategy, Innovation & Customer Experience di Tim – è un progetto di sistema che rivoluzionerà tutto il mercato delle Tlc e che rappresenta il naturale sbocco della strategia di equivalence portata avanti finora da Tim. Netco garantirà concorrenza e trasparenza”. Tim prevede di investire nel Paese 9 miliardi nei prossimi 3 anni “ma servono regole in grado di creare un contesto favorevole”.
Gli operatori emergenti aspettano invece la delibera Agcom 33/18 che definirà cosa è fibra e cosa no. Luca Spada, presidente e AD di Eolo, ne ha dichiarato l’importanza proprio per garantire un ambiente altamente concorrenziale, tenuto conto “che l’accesso ad Internet rappresenta un importante elemento di inclusione sociale” e che il ruolo delle telco più piccole è essenziale per contribuire all’abbattimento del cosiddetto speed divide nel nostro Paese”.
Secondo Spada, quindi, la crescita dell’ultra broadband passa soprattutto attraverso le sinergie con chi posa la fibra, ossia le reti di backbone sulle quali altre aziende possono a loro volta sviluppare un’offerta ultra-broadband di tipo Fixed wireless. “Senza dimenticare – conclude – che ci sono 1,3 miliardi già stanziati dalla delibera Cipe da utilizzare per sostenere nuove attivazioni sotto forma di contributi ai clienti finali, oppure agli operatori che possono così diminuire i costi dei servizi ai clienti”.

Fonte: Corriere Comunicazioni