Amnesty International, l'organizzazione internazionale che lotta contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo, scende in campo ancora una volta, secondo un report dell'Ente, infatti, la crittografia aiuta a proteggere proprio i diritti umani online.

L’organizzazione non governativa ha testato le undici applicazioni di messaggistica più usate al mondo per verificare l’utilizzo di default della crittografia end-to-end, il sistema che assicura che solo il mittente e la persona con cui si sta comunicando possano leggere messaggi, vedere video e ascoltare audio che vengono inviati, con l’accesso serrato a terzi, compreso i proprietari delle piattaforme e i Governi. WhatsApp, Messenger, Telegram, Snapchat e Skype: nessuna di queste garantisce una privacy al 100%. Con WeChat e QQ, il voto è 0/100.

Di seguito i punteggi di Amnesty International:

  • WhatsApp e Messenger (Facebook), 73/100

Facebook, le cui applicazioni di messaggistica istantanea Messenger e WhatsApp hanno in comune 2 miliardi di utenti, sta facendo di tutto per utilizzare la crittografia. WhatsApp è l’unica app in cui gli utenti sono esplicitamente avvisati quando la crittografia end-to-end non è applicata a una particolare chat. Messenger però non applica questo tipo di crittografia come predefinita e non avvisa gli utenti che le conversazioni utilizzano una forma più debole di questa.

  • Apple, 67/100

Le app di AppleiMessage e FaceTime forniscono una crittografia end-to-end completa per impostazione predefinita. Apple, inoltre, ha preso una posizione pubblica contro le backdoor dei Governi per decrittare contenuti a scopo di indagine antiterrorismo e rivela richieste governative per l’accesso ai dati. Non basta: l’azienda dovrebbe fare di più per notificare agli utenti all’interno delle stesse applicazioni quando le loro informazioni sono protette da crittografia end-to-end e quando invece non lo sono (per esempio, quando si invia un messaggio a un utente non-iPhone).

  • Telegram, 67/100

Con 100 milioni di utenti attivi mensilmente, si autodefinisce come un’app di messaggistica sicura, assumendo una forte posizione nel proteggere la privacy degli utenti e la libertà di espressione. L’azienda, però, non inserisce la crittografia end-to-end come predefinita e gli utenti non ricevano nessun avviso quando utilizzano una crittografia più debole.

  • Google, 53/100

Le app di messaggistica di Google sono AlloDuo e Hangouts. C’è una crittografia end-to-end su Duo, su Allo invece è opzionale e Hangouts non ne ha. Google rivela le richieste governative di accesso ai dati, prendendo una posizione pubblica contro l’eventualità di creare una backdoor esclusivamente pei Governi per decrittare contenuti a scopi di indagine investigativo.

  • Line, 47/100

Servizio di messaggistica mobile con oltre 200 milioni di utenti giornalieri attivi, soprattutto in Giappone, Indonesia, Tailandia e Taiwan. L’app ha il punteggio pieno per la crittografia end-to-end per impostazione predefinita in tutte le comunicazioni sulle app di messaggistica. Non è abbastanza per informare gli utenti sulle minacce ai diritti umani e non pubblica nessun rapporto sulla trasparenza.

  • Viber, 47 /100

700 milioni di utenti registrati e quasi 250 milioni di utenti giornalieri attivi. La società ha ottenuto il massimo dei voti per aver fornito la crittografia end-to-end per default in tutte le comunicazioni. Ma non pubblica un rapporto sulla trasparenza, né rivela nessun dettaglio completo su come implementa la crittografia.

  • Kakao, 40/100

L’app con 49 milioni di utenti attivi mensili fa capo a un’azienda coreana. Già nell’ottobre 2014, la compagnia è stata sottoposta a forti pressioni, dopo aver fornito al governo sud coreano informazioni sui suoi utenti. In seuito la società ha provveduto a rafforzare il livello di crittografia, ma non applica la crittografia end-to-end in modo predefinito.

  • Skype, 40/100

Proprietà di Microsoft dal 2011, ha 300 milioni di utenti attivi. Nonostante il forte impegno politico di Microsoft a favore dei diritti umani, l’applicazione utilizza ancora una debole forma di crittografia.

  • Snapchat, 26/100

Utilizzato da oltre 100 milioni di persone ogni giorno, non protegge abbastanza la privacy dei suoi utenti. Non implementa la crittografia end-to-end e devrebbe comunicare meglio agli utenti la modalità che utilizza per far ‘scomparire’ i messaggi dopo un tempo limitato: così come è il sistema potrebbe far sorgere qualche dubbio sul rispetto della privacy.

  • Blackberry Messenger, 20/100

100 milioni di utenti lo utilizzano. L’app offre la crittografia end-to-end solo come servizio di abbonamento a pagamento. La società non ha preso alcun impegno pubblico per la libertà di espressione e non pubblica un rapporto sulla trasparenza.

  • WeChat e QQ, 0/100

Tencent, azienda proprietaria delle due app di messaggistica più popolari in Cina, WeChat e QQ, è in fondo alla classifica. Non soddisfa adeguatamente nessuno criterio ed è stata l’unica azienda che non ha dichiarato pubblicamente di non accettare richieste governative per accedere, attraverso backdoor, ai messaggi crittografati degli utenti.

Fonte: Key4biz