La Federazione ha istituito l'Osservatorio Permanente su Multimedialità e Minori, con l'intento di analizzare le opportunità e le potenzialità a livello educativo, sociale, formativo ed affettivo offerte ai minori dalle nuove tecnologie, ma anche le minacce e i rischi che i nuovi media celano, primo fra tutti il cyberbullismo.

La necessità di un monitoraggio sui minori che vivono la rete e i social network come parte integrante della propria realtà e vita sociale, spiega anche l’importanza di una analisi puntuale sull’utilizzo e le complesse dinamiche che ne derivano. Gli adolescenti di oggi hanno internet in tasca; sono ipermediatici, iperconnessi, multitasking, usano contemporaneamente diversi mezzi tecnologici: studiano, ascoltano musica, rispondono agli sms e si collegano ai social network.
Qualsiasi tipo di informazione passa attraverso il web che è considerato praticamente l’unico mezzo per acquisire informazioni, mentre i social sostituiscono troppo spesso i rapporti interpersonali, diventando l’unico strumento per scambiare opinioni, confrontarsi, conoscere persone e raccontar di sé, dove ciò che conta di più è essere popolari. Il desiderio di esplorare e di sperimentare, le nuove sfide da affrontare, rientrano nelle dinamiche dell’età adolescenziale, le tecnologie e i new media espongono a pericoli che non sono nuovi, ma che estendono in modo esponenziale le esperienze di rischio; ci si può far male anche tra le mura della propria stanza. La realtà a cui assistiamo è composta purtroppo anche da una parte di giovani autolesionisti e da “ritirati sociali”, sono in aumento i ragazzi che soffrono della sindrome di Hikikomori (termine giapponese usato per indicare quei giovani che si chiudono in casa con il proprio computer e non ne escono più).
Internet ha abbattuto tutti i confini, non solo quelli geografici, permettendo di ottenere qualsiasi informazione, anche quella più remota.
Se da un lato però la rete apre un mondo di possibilità, i pericoli a cui sono esposti i minori sono davvero molteplici e degni di un elevato livello di allerta.
I minori sono infatti le “vittime” elettive dell’uso distorto della rete, in quanto non hanno gli strumenti per capire fino a che punto e a quali rischi espongono la propria vita, anche intima, agli altri, e non sanno spesso come evitare che i propri dati siano usati a loro discapito, a volte anche da altri minori.
Tra i pericoli più diffusi in rete: il cyberbulismo, il sexting (ricezione di messaggi sessuali), gli incontri “offline” con persone incontrate online, la cyberpedofilia , i contenuti generati dagli utenti (che istigano all’odio, alla violenza, all’autolesionismo, all’anoressia ed altri), il furto d’Identità, l’Internet Addiction (dipendenza da internet).
Ma c’è un altro aspetto da non sottovalutare, quello di imbattersi nelle fake news, termine che è entrato con prepotenza nel nostro quotidiano. Le notizie false, la manipolazione dell’informazione, non sono certo pratica recente, ma la pervasività del digitale amplifica oggi questo fenomeno, che finisce per essere percepito a sua volta come pervasivo.
L’attuale situazione a livello nazionale, mostra come l’incidenza del fenomeno più diffuso in rete sia il cyberbullismo, in linea con i preoccupanti dati del panorama internazionale.
ll cyberbullismo infatti risulta essere la problematica principale, quella su cui si sono concentrati i maggiori sforzi delle istituzioni e degli operatori delle telecomunicazioni, e che hanno portato il nostro governo a varare la legge 29 maggio 2017 n. 71 recante "Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo", un provvedimento che mira al contrasto di un fenomeno che purtroppo è in costante ascesa.
Con questo termine si intende una forma di prevaricazione, da parte di un individuo o di un gruppo, mirata a danneggiare un'altra persona, ripetuta e attuata attraverso l' utilizzo delle nuove tecnologie. 
La rete inoltre amplifica, dinanzi ad un pubblico difficilmente quantificabile, atti di scherno e vessazione, l’anonimato in cui il bullo si muove e la mancata percezione, almeno nell'immediato, del danno causato alla vittima, rendono questo fenomeno pericolosissimo. Il bullo per colpire utilizza fotografie, video, commenti denigratori che si diffondono, a volte in modo virale, sul web.
Sono dati allarmanti ed in continua crescita, che destano preoccupazione e non vanno quindi sottovalutati, perché riguardano, in qualche modo, quasi un terzo dei ragazzi. E’ fondamentale che la scuola e la famiglia aiutino i minori a sviluppare una consapevolezza sul fenomeno del cyberbullismo, sensibilizzando il ragazzo a coglierne i primi segnali e a non sottovalutare gli effetti negativi che ne potrebbero conseguire. 
Accanto ai rischi elencati nascono inoltre sempre nuove dipendenze legate al mondo di internet ; Vampin: chattare, giocare di notte, Like Addiction: ricerca dell’autostima attraverso il maggior numero di like e follower, Selfie: scattarsi ritratti da condividere sui social spasmodicamente, anche in condizioni estreme per dimostrare il proprio coraggio online, Fomo: ovvero ”Fear of missing out” paura di essere tagliati fuori se non si risponde subito a notifiche e messaggi, Nomofobia: “No- mobile- phone” è il terrore che il cellulare si scarichi, si rompa o perda il segnale, Challenge: partecipare a competizioni con finalità poco ortodosse (bere più alcoolici possibile in poco tempo, vincere sfide in magrezza).
Alcune di queste pratiche sono pericolose per la vita stessa dell’adolescente, sono molti i fatti di cronaca relativi ad incidenti, a volte anche mortali, causati dalla sciagurata moda, molto in voga oggi, di scattarsi un selfie in condizioni estreme. 
Ci si chiede cosa è davvero possibile fare per limitare l’esposizione ai rischi dei fenomeni di cui abbiamo parlato. Bisognerebbe partire dalla scuola, inserendo all’interno dei programmi didattici una vera e propria educazione ai media “Media Education” in modo da poterne apprendere i linguaggi e le espressioni, al fine di farne un uso più critico e responsabile.
La Media Education diviene strumento di potenziamento dei soggetti, proponendo lo sviluppo di consapevolezza e di pensiero critico, non pensa più solo a difendere il minore, ma a creare le condizioni perché si possa difendere da sé. La Cittadinanza Digitale ( Educazione Civica applicata al mondo virtuale) racchiude nei suoi aspetti principali: l’insieme di diritti (che oggettivano il ruolo dei minori come attori sociali a pieno titolo, portatori di interessi, di istanze e bisogni), l’insieme di responsabilità (considerando che si tratta di una comunità anche se virtuale di utenti) chiama in causa il rispetto e la promozione dei propri e altrui diritti. Infine come identità, perché il desiderio di appartenenza è particolarmente sviluppato e sentito dai ragazzi e non vi è dubbio quindi che i nuovi media offrano canali e linguaggi che facilitano questo processo. 
L’ambiente ideale quindi risulta essere la scuola, per ragionare sull’utilizzo positivo della rete, per attuare il principio della partecipazione, perché l’insegnante, insieme alla famiglia, può lavorare sulla prevenzione , laddove un comportamento attivo da parte dei giovani utenti va considerato come il migliore strumento di protezione dai rischi.
Educare infatti vuol dire soprattutto costruire l’autonomia dei soggetti, fondamentale in un contesto in cui assistiamo alla miniaturizzazione delle applicazioni informatiche e la convergenza delle diverse tecnologie; lo smartphone il ragazzo lo ha sempre con se, pensare che sia possibile controllare o condividere il momento del consumo diventa pura utopia.